OPEN CALL PER SPETTACOLI,
PERFORMANCE, INSTALLAZIONI MULTIMEDIALI
EDIZIONE 2022
Il seguente bando, promosso dal Festival In\Visible Cities-Contaminazioni Digitali e dall’Associazione Quarantasettezeroquattro, in collaborazione con A.ArtistiAssociati e PimOff, è rivolto a singoli artisti, gruppi, collettivi, compagnie interessati a presentare:
a) spettacoli/creazioni interdisciplinari che vedano in particolar modo valorizzato il dialogo fra linguaggi espressivi e tecnologie. (performance, teatro, danza, musica, installazioni, etc.);
b) creazioni installative e/o performative negli spazi pubblici.
Il bando mira a sostenere:
a) progetti da sviluppare in residenza in due o 3 tappe (con aperture al pubblico), ospiti di:
// Festival In\Visible cities/Contaminazioni digitali (Turriaco, fine giugno-inizio luglio; Gradisca d’Isonzo, fine agosto-inizio settembre 2022)
// Artisti Associati (Gradisca d’Isonzo/Cormons – periodo in corso di definizione)
// PimOff (Milano, periodo indicativo settembre- dicembre 2022
b) ospitalità di un progetto che ha già debuttato in spazi urbani o teatrali
Saranno privilegiati i progetti ispirati al tema focus 2022 “Isonzo”: A partire dalle suggestioni che seguono, gli artisti sono invitati a proporre performance che possano riguardare direttamente il fiume Isonzo o riflettere più in generale sul rapporto che si instaura tra fiumi, popoli e territori, storia e memoria, ambiente e paesaggio.
L’Isonzo è un fiume fratello, come vuole una leggenda; è una linea che unisce e, al contempo, divide. Unisce la Slovenia, dove nasce col nome Soča da una delle sorgenti carsiche più belle delle Alpi Giulie, all’Italia, dove sfocia tra i canneti e le paludi nei pressi di Grado. Unisce due popoli ricordandoci come, nel corso degli ultimi secoli, questi abbiano condiviso percorsi, svolte, eventi tragici e grandi afflati. Unisce due territori che in realtà sono uno solo, scorrendo parallelo al confine di stato e superandolo, ignorandolo, all’altezza di Gorizia. Al contempo, l’Isonzo divide, deve essere guadato, va valicato, proprio come un confine. Un fiume che è stato frontiera, linea del fronte, nel corso della Prima guerra mondiale. Diventando un simbolo, dando il nome a 12 battaglie che hanno visto affrontarsi sudditi del re e sudditi dell’imperatore, lasciando nel marmo numerose tracce nelle città, sulle colline del Collio, tra le rocce del Carso.
Un fiume che, dunque, fa scorrere con sé le molteplici memorie di una terra di confine. L’Isonzo, al contempo, è una traccia netta, color smeraldo, inconfondibile, in un ambiente segnato dalle colline, dalle viti, dalle montagne che fanno da magnifica scenografia, dalla bora che soffia più docile rispetto a Trieste. Uno spazio, per l’uomo, in cui riconoscersi “docile fibra / Dell’universo”, capace di regalare “rara Felicità” come al poeta-soldato Ungaretti. Nel primo tratto scava una valle, caratterizzata da cascate, rapide e strette gole rocciose e lungo il suo corso ha scavato sorprendenti tonfani e forre. Verso la foce, diventa palude in cui acqua dolce e salata si mescolano, circondata da canneti, boschi e praterie, rifugio speciale per uccelli, residenti e migratori. Dalle alte malghe Slovene, alla pesca di palude nel Fiumicellese, passando per i vigneti del Collio e la piana della Rosa Goriziana, l’Isonzo raccoglie le memorie di persone che hanno plasmato un territorio e ne hanno saputo coltivare i frutti e arricchire, dove possibile, la biodiversità.
Un fiume che è una risorsa, naturale, sfruttata per la pesca, per la ghiaia usata nei cementifici degli anni Cinquanta, per la produzione di energia. Un fiume a cui l’uomo non sempre ha portato il rispetto dovuto, inquinandone le acque e deviandone il percorso: comportamenti che, ieri come oggi, animano discussioni e ci ricordano l’importanza della sua tutela.