CABE. A VHS ELEGY

DOMENICA 14 LUGLIO
Ore 19.00 / Museo di Santa Chiara

CABE. A VHS ELEGY

di e con Giulia Bean

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L’idea di questo progetto nasce da una scoperta familiare. A dieci anni dalla
scomparsa di mio padre ho (ri)scoperto il suo archivio di videocassette: 349 VHSs di
film registrati dalla televisione, numerate sulla costa laterale. Il motivo di tali
registrazioni? Ad oggi rimane ignoto.
Mio padre, curioso di natura ma con una vita ordinaria e comune inizia questa
impresa titanica che si conclude con l’inizio dell’era dei DVDs. Sulle videocassette
non sono riportati né titolo né provenienza del materiale, la lista con queste
informazioni mio padre la custodiva gelosamente in un taccuino che è andato
perduto assieme a lui. Visionando l’archivio come una scienziata, ho cercato se vi
fossero delle dinamiche ricorrenti, se la scelta dei film fosse determinata dal caso o
dal palinsesto televisivo. Forse, se decantassimo questi titoli uno dopo l’altro,
sveleremmo l’esistenza di un disegno logico più grande alla loro base. O forse no.
Forse solo mio padre conosceva il legame segreto tra un film e l’altro – seconda
grande domanda a cui non ho risposta. E così possiamo trovare cassette
monotematiche su Woody Allen, cinepanettoni accostati a film selezionati al festival
di Cannes, o ancora Kurosawa e un porno fine anni Ottanta.
Nel processo di rivedere le videocassette ho scoperto che mio padre non era l’unico
a voler incastrare il presente per strapparlo ad un futuro incerto. Per diversi motivi, il
suo archivio si avvicina molto alle Time Capsules di Andy Warhol. Durante gli ultimi
tredici anni della sua vita, l’artista ha catalogato e preservato oggetti di varia natura
in alcune scatole – tra le 608 e le 610, contenenti più o meno 300.000 oggetti. A volte,
al numero della scatola corrisponde il numero degli oggetti contenuti, ma non è
sempre così. All’interno di queste Time Capsules troviamo le cose più disparate,
tracce di un presente di fine anni Settanta in cui la cultura pop straccia i parametri
artistici precedenti. La grande domanda di questa ricerca è una sola: cosa rimane
della nostra identità negli oggetti che lasciamo?

Di e con Giulia Bean
Drammaturgia: Chiara Braidotti
Cura del movimento: Vittoria Guarracino

 


Giulia Bean si diploma con lode in Coreografia, Diploma Accademico di II livello,
presso l’Accademia Nazionale di Danza (Roma), studiando con coreografi di fama
nazionale ed internazionale quali Adriana Borriello, Richard Haisma, Michele Di
Stefano, Lenka Vagnerova, Nelisiwe Xaba e Frey Faust. Nel 2017, assieme a Silvia
Autorino, ha portato in occasione del 42 Cantiere Internazionale D’Arte
(Montepulciano) una versione de Le Sacre du Printemps suonata dal vivo a quattro
mani ed in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Danza. Nel 2018 ha seguito
come tirocinante la compagnia di Lenka Vagnerová (Praga) durante la nuova
creazione dello spettacolo “Avant Tout” del regista Lionel Menard. Da sempre
affascinata al mondo analogico e all’esplorazione dei corpi non accademicamente
educati, affianca la pratica con non professionisti attraverso le tecniche
dell’improvvisazione. Ha un rigore scientifico nel raccogliere movimenti ed emozioni,
digerirli, annotarli e trasformarli in qualcosa di nuovo, attraverso il filtro e
l’impollinazione incrociata con altre arti.

Chiara Braidotti, originaria del Friuli, muove i primi passi in ambito artistico attraverso il
teatro, recitando in lingua friulana (Associazione Culturale Teatro Tutto Tondo) e
italiana, fino alla fondazione della compagnia teatrale RetroScena, ancora attiva a
Udine.
Consegue nel mentre una laurea in Letteratura Italiana studiando tra Italia e Paesi
Bassi; l’opportunità di una borsa di studio la porta poi a frequentare un MFA in Art and
Humanities in Scozia. Qui può finalmente sperimentare diversi linguaggi e mezzi
espressivi, impostando una ricerca sul legame tra identità, estetica e funzione di un
oggetto/soggetto. Matura il suo interesse verso gli spazi liminali, i luoghi di passaggio
dove si esplora la vulnerabilità; si consolida la passione per dialogo e indagine di
memoria personale e collettiva.
Le sue esperienze lavorative sono anch’esse connesse con l’ambito artistico: in Italia
lavora presso una società che si occupa di eventi culturali su scala regionale; in
Scozia diventa per due anni assistente accademica della direttrice del master
frequentato, Prof. Mary Modeen. Lavora come art tutor in università e fuori,
organizzando e gestendo parte della didattica in laboratori pratico-teorici.
Attualmente, frequenta un MA in Economia e management dell’arte e dei beni
culturali a Roma.

Vittoria Guarracino vive e lavora tra Salerno e Roma. Coreografa e danzatrice, ha
maturato la sua esperienza formativa presso l’Accademia Nazionale di Danza,
studiando con maestri internazionali (Adriana Borriello, Michele Di Stefano, Roberta
Garrison, Daniele Roccato, Giorgio Rossi, Virgilio Sieni, Enrica Palmieri) e
conseguendo il Diploma di II livello in Coreografia. Attualmente frequenta il Master in
Tecniche dell’improvvisazione coreutico-musicale presso l’Accademia Nazionale di
Danza in collaborazione con il museo Maxxi e il Conservatorio di S.Cecilia. Nel 2017
fonda Kollettivo Kairos 1,7, lavorando sulla sinestesia dei linguaggi (Danza, Mimo,
parola e arti multimediali) e portando avanti un percorso di ricerca
sull’improvvisazione. La sua è una poetica del limite. Attinge dai linguaggi dell’arte!
contemporanea e li unisce con dinamiche che guardano al sociale, come
sperimentato in Svezia a Umea, a Firenze per il Trentennio dell’Erasmus e a Ostia con
gli immigrati della Casa del Sole. La sua ricerca pone attenzione all’ergonomia,
all’organizzazione ritmica del corpo nella sua struttura complessa e segue un’analisi
profonda sull’essenza del movimento nel corpo.

Progetto selezionato sul bando “Maestri della luce” promosso dal Comune di Gorizia.
Lavoro in residenza con Giuliano Scarpinato, Alberto Novello, Antonella Miggiano / Pim Off
In collaborazione con Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin
2018_2020
con il supporto di TRAC_Centro di residenza teatrale pugliese – Crest – TaTÀ di Taranto